Scoperto "L'Altare dei Dodici Dei"
Scoperti ad Atene, ai piedi delle pendici nordoccidentali dell'Acropoli i resti del cosidetto Altare dei Dodici Dei, uno dei pochi monumenti citati da Tucidide nelle sue opere. Costruito nel 522 a.C. dal nipote di Pisistrato e poi ricostruito nel 425 a.C., era il vero centro dell'Atene classica, il luogo dove si celebravano gli Dei del Pantheon greco e la pratica civile dell'Ostracismo.
Martedì 27 Settembre 2011
I rotoli del Mar Morto sono da ieri consultabili sul web grazie ad un'iniziativa congiunta del Museo Israel di Gerusalemme e di Google. Il sito che li ospita è "dds.collections.imj.org.il". Finora vengono proposti al pubblico i primi 5 rotoli: fra questi spicca il libro di Isaia (66 capitoli), tracciato da uno scriba nel 125 a.c. E' possibile compiere ricerche per colonna, per capitolo o versetto. E' fornita una traduzione in inglese. I rotoli furono scoperti nelle grotte di Qumran dove, duemila anni fa, si era insediata una setta di ebrei esseni.
Guida letteraria alla Roma d'Oriente di Silvia Ronchey e Tommaso Braccini, Einaudi, euro 28.
Le voci di centocinquanta testimoni, tra poeti, viaggiatori, filosofi, esploratori, eruditi, pellegrini, avventurieri di ogni nazionalità ed epoca, accostate come in un mosaico variegato e scintillante, compongono l'eterno «romanzo» di Costantinopoli.
UN GIALLO STORICO:
Sempre più intrigante la querelle tra i grandi storici sull'autenticità dell'"Artemidoro": un papiro redatto da Artemidoro di Efeso, filosofo e geografo, che si fa risalire al I° sec. a.c., o falso clamoroso messo in opera dal "grande" falsario greco Costantino Simonidis (Simi 1820-Egitto 1890 ca)?Una conclusiva,forse, messa a punto dell'intera vicenda è nel volume apparso nel 2011 presso Sellerio: La meravigliosa storia del falso Artemidoro. Una dettagliata rassegna bibliografica è stata pubblicata nel 2011 da Federico Condello, per consentire agli studiosi di orientarsi nell'ormai fitta bibliografia sul tema[14]: molti degli argomenti che comprovano la falsificazione, a quanto risulta da questa rassegna, non hanno ricevuto risposta dai difensori dell'autenticità .
Catalogato come modesto manoscritto del XVII secolo, in realtà era stato compilato 850 anni fa.
Era lì, in un archivio, da secoli. Quasi dimenticato. Certamente non considerato quanto avrebbe dovuto. Perché un «tesoro» come il rotolo della Torah — la Bibbia ebraica — conservato alla biblioteca dell’Università di Bologna meritava ben altro. Come ha infine compreso il professor Mauro Perani: catalogato come un modesto manoscritto risalente al XVII secolo, in realtà sarebbe stato compilato all’incirca 850 anni or sono. E dunque si tratterebbe del più antico rotolo completo del mondo. Un reperto dal valore immenso, culturale e non solo. PENTATEUCO — Da millenni, gli ebrei leggono brani della Torah, ovvero i cinque libri mosaici (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio: il Pentateuco) durante le funzioni del sabato in sinagoga e in altre festività . I testi sono manoscritti e realizzati in forma di rotolo che viene via via «aperto» per seguire il racconto biblico. Il documento, chiamato «Rotolo 2», che il professor Perani, ordinario di Ebraico presso il Dipartimento di Beni culturali dell’Ateneo felsineo (sede di Ravenna), stava esaminando è di morbida pelle ovina (lungo 36 metri e alto 64 centimetri) ed era stato precedentemente identificato da un bibliotecario, Leonello Modona, ebreo di Cento (siamo alla fine dell’Ottocento), come probabilmente risalente al XVII secolo. Il «Rotolo 2», invece, sarebbe stato vergato in un periodo compreso tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII (1155-1225): dunque risulta essere il più antico rotolo ebraico completo della Torah oggi conosciuto. Questa scoperta sembra voler riconfermare il legame che unisce a filo doppio Bologna e la Torah: nella città di Bo-lan-yah (pronuncia dialettale che in ebraico significa: «In essa alloggia il Signore») fu stampata nel 1482 la prima edizione del Pentateuco ebraico e, oggi, a Bologna, si scopre il più antico rotolo della Torah fin qui ritrovato. [Esplora il significato del termine: Paolo Salom @PaoloSalom29 maggio 2013 | 0:58] Paolo Salom @PaoloSalom29 maggio 2013 Foto: Bologna, scoperta la più antica Torah del mondo Catalogato come modesto manoscritto del XVII secolo, in realtà era stato compilato 850 anni fa. Era lì, in un archivio, da secoli. Quasi dimenticato. Certamente non considerato quanto avrebbe dovuto. Perché un «tesoro» come il rotolo della Torah — la Bibbia ebraica — conservato alla biblioteca dell’Università di Bologna meritava ben altro. Come ha infine compreso il professor Mauro Perani: catalogato come un modesto manoscritto risalente al XVII secolo, in realtà sarebbe stato compilato all’incirca 850 anni or sono. E dunque si tratterebbe del più antico rotolo completo del mondo. Un reperto dal valore immenso, culturale e non solo. PENTATEUCO — Da millenni, gli ebrei leggono brani della Torah, ovvero i cinque libri mosaici (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio: il Pentateuco) durante le funzioni del sabato in sinagoga e in altre festività . I testi sono manoscritti e realizzati in forma di rotolo che viene via via «aperto» per seguire il racconto biblico. Il documento, chiamato «Rotolo 2», che il professor Perani, ordinario di Ebraico presso il Dipartimento di Beni culturali dell’Ateneo felsineo (sede di Ravenna), stava esaminando è di morbida pelle ovina (lungo 36 metri e alto 64 centimetri) ed era stato precedentemente identificato da un bibliotecario, Leonello Modona, ebreo di Cento (siamo alla fine dell’Ottocento), come probabilmente risalente al XVII secolo. Il «Rotolo 2», invece, sarebbe stato vergato in un periodo compreso tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII (1155-1225): dunque risulta essere il più antico rotolo ebraico completo della Torah oggi conosciuto. Questa scoperta sembra voler riconfermare il legame che unisce a filo doppio Bologna e la Torah: nella città di Bo-lan-yah (pronuncia dialettale che in ebraico significa: «In essa alloggia il Signore») fu stampata nel 1482 la prima edizione del Pentateuco ebraico e, oggi, a Bologna, si scopre il più antico rotolo della Torah fin qui ritrovato. Paolo Salom @PaoloSalom29 maggio 2013 | 0:58] Paolo Salom @PaoloSalom29 maggio 2013
I NUOVI REPERTI ERANO NASCOSTI DENTRO ALCUNI FILATTERI ritrovati negli scavi di sessant’anni fa ma mai aperti. L’annuncio è stato dato nel corso di in un convegno alla Facoltà di Teologia di Lugano.Sono rimasti nelle grotte del deserto per secoli. E poi nascosti per altri sessant’anni dentro quelli che erano stati catalogati solo come dei tefillin, i filatteri che l’ebreo osservante indossa per la preghiera.Si spiega così la sensazionale scoperta di nove nuovi rotoli di Qumran, la località sul Mar Morto teatro a metà del Novecento del ritrovamento di centinaia di frammenti di testi della Torah e della letteratura giudaica di duemila anni fa.Rotoli conservatisi grazie al microclima di un complesso di grotte del deserto – abitate da una comunità intorno alla quale esistono teorie diverse – e divenuti un punto di riferimento importante negli studi delle scienze bibliche.Ora dunque ci sono nove nuovi rotoli di Qumran con cui fare i conti. Il ritrovamento è recentissimo ed è stato annunciato nei giorni scorsi al seminario di ricerca internazionale La storia delle grotte di Qumran, organizzato dalla Facoltà di Teologia di Lugano e coordinato dal professor Marcello Fidanzio. A DARNE LA NOTIZIA E’ STATO LO STESSO ARCHEOLOGO Yonatan Adler, dell’Università israeliana di Ariel, che si è accorto della presenza dei rotoli dentro ai tefillin, che erano custoditi a Gerusalemme nella sezione dell’Israel Museum dedicata ai reperti di Qumran.Si tratta di materiale proveniente dalle grotte 4 e 5, quelle che negli scavi condotti nel 1952 sotto la supervisione dell’archeologo domenicano francese Roland de Vaux videro emergere il numero maggiore di manoscritti.Per il momento i tre tefillin in questione sono stati indagati dall’Israel Antiquities Authority con una particolare tecnica fotografica che ha permesso di stabilire che all’interno di ciascun astuccio vi sono tre rotoli. Si tratta comunque di materiale fragilissimo e quindi l’operazione di apertura richiederà adesso particolari cautele e un certo lasso di tempo.
Guide memorie mappe nei documenti della Biblioteca Capitolare di Verona
Dopo un’estate in cui in molti abbiamo viaggiato meno del solito, ed in una dimensione più “localeâ€, la Biblioteca Capitolare di Verona propone l’evento autunnale “Storie di Viaggiâ€: un’occasione per riprendere a viaggiare verso luoghi lontani, anche solo – per il momento! – attraverso le pagine dei libri. Nomadi, pellegrini, esploratori, avventurieri… gli esseri umani sono viaggiatori fin dagli albori della civiltà . Forse proprio da questa predisposizione deriva il successo ininterrotto dei testi che raccontano viaggi, o ne supportano e guidano di nuovi. Il percorso proposto sarà un vero viaggio attraverso le pagine di antichi libri, che si articolerà lungo quattro filoni principali: ciascuno rappresentato da opere significative che verranno esposte al pubblico per l’occasione. Il primo filone, quello del pellegrinaggio, avrà come protagonista d’eccezione il Codice LII, una delle più antiche attestazioni scritte dell’Itinerarium Burdigalense: il primo resoconto di un viaggio devozionale a Gerusalemme percorso da un anonimo pellegrino che da Bordeaux segue la via Postumia fino a Verona per poi proseguire verso la Terra Santa Ampio spazio verrà dedicato alla cartografia, con l’esposizione di atlanti cinquecenteschi, mappe nautiche e tavole geografiche tolemaiche. Ci saranno poi diverse memorie di viaggio: da un’edizione cinquecentina in veneziano del Milione di Marco Polo alla prima biografia di Cristoforo Colombo redatta da suo figlio Fernando. Completeranno l’esposizione alcuni libri “viaggiantiâ€, che per formato o per vicende particolari hanno affrontato lunghe peregrinazioni. Le visite si terranno nelle giornate di sabato e domenica nei seguenti orari: 11:00, 14:00, 16:00. Il lunedì ed il giovedì alle ore 11:00 Il venerdì alle 11:00 in lingua inglese. Nelle giornate di domenica 25 ottobre e domenica 8 novembre la visita pomeridiana delle ore 16:00 sarà sostituita dalla "Passeggiata con il Prefetto" Con il patrocinio del Comune di Verona Biblioteca Capitolare di Verona, piazza Duomo 19, Verona Per info e prenotazioni info@bibliotecacapitolare.it 331 594 69 61
Una civiltà urbana del III millennio a.C. apparsa dal nulla in una delle regioni più remote dell’altopiano iranico, migliaia di originali reperti in pietre semipreziose finemente lavorati, un enigmatico sistema di scrittura e indiscutibili contatti co
A partire dal 2001, e con sempre maggiore insistenza agli inizi dell’anno successivo, il mercato antiquario internazionale fu invaso da migliaia di misteriosi reperti archeologici che lasciarono di stucco la comunità scientifica. Si trattava di vasi, coppe, contenitori, tavoli da gioco e pesi con anse realizzati in clorite (un minerale semiprezioso) o alabastro e splendidi intarsi in cornalina e lapislazzuli. E ancora fibule, armi, gioielli e capolavori in ceramica. Ciò che però li rendeva davvero unici era la complessa simbologia che ne decorava la superficie: animali selvatici e domestici (zebù, felini, scorpioni, rapaci, etc.), in lotta tra loro o contro figure umane che sembrano assoggettarli, rappresentazioni naturalistiche e bucoliche (con animali che pascolano in vasti palmeti) e riproduzioni architettoniche di templi o palazzi. Le poche informazioni disponibili fornite dai siti internet che li vendevano, o dalle case d’asta che li proponevano a caro prezzo, erano piuttosto laconiche, del tipo “provenienti dall’Asia centraleâ€.